In termini di tempo, 50 100 km di coda sul rientro significa il raddoppio secco del tempo totale di percorrenza. Ciò ci ha portato a raggiungere la ragguardevole quota 7 ore di viaggio totali.
Ciò che è stato è stato, ma l’interrogativo sul perché di tali code permane.
Uno si aspetta che ci sia un grosso incidente, una uscita tappata, un casello rotto, lavori in corso per chilometri e chilometri, deviazioni, nuovi tratti, problemi, allagamenti, bombe a mano, attacchi terroristici, dinosauri in libertà, insomma qualcosa che stia creando queste code.
È decisamente più grave la beffa che passati i 50 km di coda non c’è la benché minima traccia del perché tale Ingorgo Maestro si sia creato del semplice fatto di aver passato 3 ore in coda.
Uno vede un camion ribaltato con scorie radioattive sparse sull’asfalto e dice “ok, va bene, è successo un gran casino, diamine che imbecille il camionista che mi ha fatto perdere tutto questo tempo – speriamo che nessuno si sia fatto male”. Con un fatto tragico o con un serio problema il guidatore è portato a perdonare e a lasciar perdere la questione.
Invece no. La coda si forma, ti frega, ti fa perdere quintali di tempo e di pazienza per poi magicamente svanire nel nulla e lasciarti con questa domanda che rimbalza nella testa: “Beh? E allora? Perché c***o siamo stati in coda qui per tre ore? Perché non c’è manco un camioncino dell’ANAS, perché non un cantiere, perché non una camionetta dei vigili del fuoco, un carro attrezzi un carro funebre un’ambulanza un cacciatorpediniere a segnalare che qui qualcosa è ACCADUTO?”
Non lo saprò mai. Non saprò mai che cosa mi ha fatto stare tre ore in coda.
Una volta si è formata una coda, perchè un automobilista ha visto l’autostrada vuota per kilometri e si è fermato ad osservare il sole tramontare