Quell’attimo di malinconia

Ci sono persone che portano all’eccesso. E di qualunque eccesso poi devi pagare le conseguenze.
C’è chi diventa grasso a dismisura per il cibo e poi si becca l’infarto fulminante.
C’è chi gode troppo nel stare al pc e finisce per non avere più persone su cui poter aver appoggio.
C’è chi si arrabbia troppo e finisce per steccare per il troppo stress.
C’è chi perdona troppo e finisce per pigliarlo in culo per tutta la vita senza poter dir nulla.
C’è chi rincorre troppo le emozioni e finisce in overdose di cocaina (o, come diceva  Bertolino in uno spettacolo di cabaret al limite del collasso da risate, ci si trapana i coglioni con il Black&Decker).

Insomma, la più grossa cazzata che uno può fare è esagerare in qualcosa perché le conseguenze sono quasi sempre tra il tragico e il non sostenibile. Ma al contrario, tutte queste cose se tenute sotto controllo possono portare un sacco di belle cose, anche le più inaspettate.

Tra queste, una delle più comuni è avere l’attimo di malinconia.
Non so come mai, ogni tanto magari sentire una canzone triste, magari legata a ricordi a tema, stare a pensare, da soli o in compagnia…
È triste, malinconico… Ma è una cosa che molte volte si apprezza. O almeno, io apprezzo.
Ho visto ragazze cercare negli iPod altrui in tutte le maniere le canzoni che più le facessero “piangere” come dicono loro… MILIONI di volte. (Mi chiedo alle volte perché non le tengono nei LORO iPod, ma queste sono cose che sfuggono alla sciocca razionalità maschile xD)

Anche la malinconia ci piace…  Masochisti che siamo.

(Post al contrario questo… Parto dalla spiegazione e raggiungo il caso particolare :D)

Ecco, sono solo.

Sono solo!
Avete presente quando parlavo della libertà, che ci piace tanto aver sempre la possibilità di vederci con i nostri amici, anche se poi non per forza li vediamo? Ecco!
Se non fosse che domani mi vedo (spero!) con gli ultimi miei amici rimasti a Milano… Potrei benissimo credere di essere rimasto qui come un cucù °°

Non è bello, non c’è perfino mio fratello!
Non parlo manco con la gente su MSN! C’E’ NESSUNOOOOOOOOOOOO?

“Ciumbia, sembra di stare a Milano in Agosto” …Cit. da EvangHelion, il mitico sdoppiaggio infame. MI TI COOO.

Aiutoooooooooooooooooooooooooooooo!!!!

Che cos’è Dio? Numero due.

Ho già affrontato il tema una volta, ma visto che in questi giorni ho già scritto un paio di post su universo e pianeta ho deciso di dare la definizione #2 di Dio secondo me.

Propongo questa volta una versione quasi animista della divinità.
Dal punto di vista filosofico, Dio non è altro ciò di cui nulla di più è pensabile. Lasciando stare i paradossi che questa definizione si porta appresso, mi sembra un ottimo punto di partenza.
Ragionando, non ci sono molte cose che possono stare appresso a questa definizione.
L’unica cosa materiale che ora come ora possiamo prendere in considerazione è l’Universo (nel senso lasco, mi va bene anche un multiverso o uno punto in decima dimensione, basta che sia TUTTO).
Si può quindi applicare la definizione di Dio all’Universo?
In fondo, l’Universo agisce nella nostra vita ogni giorno: con le sue regole della fisica, con il suo evolversi, con il suo scorrere del tempo regola la nostra vita e la nostra esistenza. Ha poteri (in maniera passiva o attiva, questo dipende dal credere o meno in una coscienza dell’Universo) fondamentalmente infiniti su tutto sè stesso e quindi su tutto l’immaginabile.

Ha poteri su tutto ed è tutto.

Questa è la definizione #2 di Dio per me.

“Ciao, Mondo…

… anche stanotte sono qui a parlarti, visto? Non ti tradisco mai, d’estate.
Allora, come va? Che mi dici?
Non hai molta voglia di parlare, direi… È stata una giornata pesante?

Anche oggi hai visto chissà quante cose… Quante storie, quanti avvenimenti, quanti sorrisi, quante lacrime… Ehi, me la spieghi una cosa?
Come fai a sopportare ogni giorno questo stress? Non ti viene mai da dire “ora scappo, basta, fine… mi sono rotto di tutto ciò”?

Ah, già, che scemo che sono. Sei come noi poveri umani, anche a scappare non ne guadagneresti nulla. Scusa, domanda scema. Sarà il caldo…
Come stanno i miei amici in vacanza, tu che li puoi vedere sempre? Dario? Sempre annoiato, ma domani forse gli andrà meglio, con i nuovi arrivi? La Sissi, sempre a fare pazza vita notturna? Laco? A Napoli come gli va la vita? Già…

Come? Vuoi dormire? Ok, finisco il bicchiere di succo all’albicocca e poi vado a letto anche io.

Buonanotte, squalo che dorme sempre a metà.”

Sì, è stata più o meno questa la conversazione che ho fatto con il pianeta, guardando come ogni notte i campi davanti casa immersi nella notte…

Maschere

Maschera. Nel senso usato per indicare un comportamento fasullo atto a coprire il vero stato d’animo o il normale modo di comportarsi.

Le maschere portano a brutte cose, ipocrisia, sfasamento, sdoppiamento, vera e propria pazzia…
Infatti il più comune aspetto di queste è l’assumere comportamenti diametralmente opposti a seconda delle occasioni, per più piacere alle persone dei vari ambienti.
Maschere sociali: al mio superiore mi mostro docile, leccaculo e via dicendo perché mi interessa la promozione, con dei colleghi poi lo piglio per il culo alle sue spalle per tenere un buon rapporto, con altri lo osanno per mantenere il tono del lavoratore serio, poi con gli amici magari confesso che il lavoro che sto facendo mi fa schifo e rimango solo per i soldi. E magari poi con la ragazza dico che i soldi non mi interessano e il lavoro deve essere soddisfacente. Stupendo.

Arrivi a casa, ti guardi allo specchio e ti chiedi, “ma quante stronzate ho sparato oggi?”. Te lo chiedi se sei una persona con un minimo di scrupoli.

Ecco, queste sono le maschere che non vanno per un cazzo bene. Il motivo per cui l’uomo tende ad assumere questa sorta di ipocrisia? Beh, la risposta è tanto semplice quanto non viene mai presa in considerazione: l’uomo vuole sempre risultare il meglio in ogni cosa che fa, dal lavoro all’amico all’amore. Tre cose che difficilmente vanno d’accordo tutte insieme, in genere ad esagerare con uno gli altri due scompaiono…
Quindi per almeno sentirsi al meglio deve far finta di esserlo.

Questo è il motivo principale. Ma il comportamento di una persona non si modifica solo per questo.
Il carattere è capace di cambiare di continuo per altri fattori, una incazzatura, magari il caldo, oppure una situazione particolarmente piacevole o spiacevole appena accaduta, gli ormoni, la pressione atmosferica… tutte cose che sono capaci di rompere le maschere e far cambiare ANCORA aspetto a una persona. Il fatto che per un giorno sia incazzato, è maschera?
Il fatto che con mia madre non dica le parolacce mentre con i miei amici è legale anzi consigliato usarle come segni di punteggiatura, è una maschera? E’ ipocrisia?

Se dovessi tenere conto dei possibili sbalzi di comportamento che la gente ha normalmente (figuriamoci poi le ragazze <_< ) come pezzi di carattere personale, riuscirei a trovare una personalità fissa nelle persone?

(Sono abbastanza profondi questi pensieri eh, Aleck?)

Di prima volta…

(chiedo scusa per la poca continuità di questi giorni, il caldo mi uccide davvero <_<)

… Ce n’è soltanto una (e c’è sempre, dice il proverbio). Questo mi ha detto l’altro giorno Salvatore, parlando di chissà cosa :D

La frase, per quanto non sia di una profondità filosofica degna di Aristotele data la sua diciamo scontatezza, porta dietro un sacco di possibili interpretazioni mica male.

Di prima volta di fare un errore c’è soltanto una, la seconda volta è già troppo.
Di prima volta di fare qualcosa di poco convincente c’è soltanto una, per la seconda devi aver capito se fa per te o no.
Di prima volta di fare qualcosa ce  n’è una, meglio sapere come farla il meglio possibile per evitare dei doverla fare una seconda volta per un errore.
Di prima volta ce n’è una sola… Goditela d’istinto (diretta °_°”)
Di prima volta  c’è solo una, sii coerente dopo.
E via…

Guarda l’universo

quanto piccoli siamo!
(Sì, va bene, però adesso tro…trovo
che con te sto bene […])

Tralasciando la citazione quasi squallida (se non fosse un grandioso momento di poesia moderna :D) dai Gemboy, mi è venuta voglia di osannare ciò che da sempre affascina l’uomo: il cielo P:

Il motivo per cui da sempre avere una bella notte stellata sopra alla testa ci piace tanto è chiaro e tondo: perché sotto ad essa si limona looooook
Scherzi a parte, è una di quelle cose che è capace di distoglierci in maniera fantastica dai problemi di ogni giorno. Guardi il cielo, sai che quelle pallette bianche sono lontane milioni di miliardi di chilometri da te, tu in confronto a tutto ciò sei uno sputo… E quindi anche i tuoi casini sono minuscoli, e allora freghiamocene xD

Ovviamente non è solo questo.
Ho avuto l’estate scorsa la possibilità di vedere una stellata davvero notevole sul Lago di Garda, e ho risentito quell’emozione che va vibrare la colonna vertebrale ad ogni essere umano: il fascino dell’ignoto.

Non importa che lo spazio è uno dei posti più pericolosi per la vita umana, che ci sono millemila casini lassù… L’istinto umano di voler cambiare la quotidianità ad ogni costo porta a immaginarsi chissà quali figate ci stiamo perdendo stando su questo MINIMO pianeta. E ora che l’universo non possiamo più vederlo grazie all’inquinamento luminoso galoppante, non potremo più stare a interrogarci su questioni che sono state la miccia del cervello umano per migliaia d’anni |:

Siamo fregati insomma ):

Per fortuna esistono ancora dei posti dove poter andare a vedere una bella stellata e lasciarsi andare nella nostra folle immaginazione °°’

Infatti quando c’è da andare a vedere le stelle cadenti tendo a perdermele perché sono perso nei pensieri >_< (E non sto nemmeno a limonare! Sono proprio scemo \: )

In una metafora

Non mi ricordo in quale occasione mi è venuto in mente, ma mi sono accorto che la metafora (e il suo diretto vicino, il paragone) è lo strumento linguistico più grandiosamente espressivo di sempre.
È l’unico modo con cui si possono descrivere un sacco di cose, sentimenti, situazioni, luoghi, persone, in maniera diciamo… completa. Ne sentiamo ogni giorno, inconsciamente, senza venire recepite, celate così bene…
Metafore della vita… Del mondo…

Secondo me si può esprimere tutto, in una metafora.

Gli estremi e la dualità!?!?!

Stavo riflettendo oggi in maniera molto acida e alquanto presuntuosa su una cosa.

Secondo la tradizione di molti popoli, tutto è fatto da due estremi, due opposti, due aspetti di una dualità. Per cui c’il bene e il male, il fuoco e l’acqua, il buio e la luce, il tutto e il nulla, destra e sinistra, pene e vagina, inverno ed estate, Prodi e Berlusconi, vita e morte, Dj Francesco e il cervello, il Sole e la Luna, pari e dispari, i Backstreet Boys e gli Slayer, il nord e… Ok la pianto.
Cose che trovano l’armonia, il famoso yinG (LOLLL) yang secondo il quale in ognuno degli opposti c’è parte dell’altro.

Ebbene, mi sono soffermato un secondo a pensare e poi mi sono chiesto:

Ma quanto si deve essere scemi per dividere il mondo a metà? Perché cercare una visione così limitante del mondo, tutto è bello perché è vario, il nostro corpo non è una immensa variabile booleana che può acquisire solo valori “0” e “1”… (*nerd mode off*)

Perché affidarsi ad una scemenza simile? I cinesi sono sempre stati un terzo della popolazione mondiale, tra TUTTI nessuno si è detto “Hei, non c’è solo odiare ed amare, c’è anche *tenere un rapporto distaccato ma non troppo*!” oppure “Non c’è solo destra e sinistra, c’è anche il centro, che non ha opposto!”

No eh… °°

La maturazione di un’arte.

Me ne sono reso conto, c’è un punto oltre il quale ogni arte non va. Nel senso, non ha più nulla da dire finché non arriva un minimo di progresso tecnologico che gli permette di fare qualcosa in più.

Per esempio: la pittura. Si parte con i graffiti… i graffiti da fare prima o poi finiscono, e c’è un limite a quello che riesci a fare con una pietra sporca. Poi si va avanti, si passa al mosaico… Si fanno tutti i mosaici possibili e ad un certo punto si parte con le prime pitture… si scoprono tutte le tecniche di pittura, si scopre la prospettiva, si sperimenta, ma ad un certo punto si è praticamente fatto tutto.
Si arriva a sperimentazioni assurde, l’astrattismo,  il cubismo… E l’unico passo successivo arriva con l’avvento dei computer, l’arte digitale, i frattali…  Ma è praticamente matura, le scoperte, le innovazioni che si possono fare sono poche!

Pigliamo qualcosa di un pochino più futile: i videogiochi. Parti con una palla che rimbalza tra due lati di uno schermo e 34 anni dopo siamo ai primi abbozzi di fotorealismo con gente che va in giro sparando con le armi più impossibili.
Di mezzo, tutte le possibili variazioni sul tema.
E ora tutti senza idee. Perché? Perché siamo arrivati in fondo… È un’arte partita da zero, come se fossero stati i graffiti… ma ha avuto la possibilità tecnologica di evolvere in maniera estremamente più rapida.

Ci si chiede quindi… esisterà un limite all’arte?
Quando la tecnologia non potrà più andare avanti… l’arte si fermerà?