In un post sull’evoluzione di quasi due anni fa, avevo concluso il discorso con una domanda.
Quale sarà l’evoluzione dell’evoluzione?
Bene, in questi anni non ho mai smesso di pensare a quest’argomento. L’ultima volta che ho parlato di quest’argomento ho tirato fuori uno spunto di riflessione molto importante: la selezione naturale (ossia il processo con cui, attraverso la morte degli individui meno adatti, si ha un progressivo aumento della frequenza (cumulativo) degli individui con le caratteristiche ottimali per un dato ambiente) con l’arrivo dell’uomo è andato completamente a quel paese.
Già, non sono scemo a dare la definizione di una cosa abbastanza “nota” come la selezione naturale, ma lo faccio per poter sottolineare di nuovo la parte che è andata persa con l’arrivo dell’uomo: la morte dell’individuo meno adatto.
L’individuo meno adatto non muore, anzi, si riproduce come tutti gli altri.
Leggasi: l’evoluzione mediante selezione naturale è andata totalmente persa.
Di qui la domanda, come si evolverà l’evoluzione?
Bene, due anni dopo, credo di avere capito dove stiamo andando.
Come prima cosa, è giusto osservare come la nostra società sta assolutamente andando in maniera completamente naturale verso il primo sviluppo dell’evoluzione, ossia la progressiva abolizione della morte.
La morte serve, ovviamente da un punto di vista prettamente evolutivo – sto volutamente ignorando tutte le implicazioni morali della vicenda, a spazzare il vecchio per fare spazio al nuovo.
La morte per vecchiaia (ovviamente non parlo di morte violenta in questo caso), infatti, è il processo con cui una linea genetica eviti di riprodursi troppo, rischiando dunque di limitare fortemente le variazioni genetiche in uno stesso pool. Non è da confondersi con un sistema di prevenzione verso il sovraffollamento, in quanto sotto quel punto di vista funziona MALISSIMO (funziona molto meglio la fame per questo scopo).
La morte per vecchiaia è uno strumento molto utile per l’evoluzione, ma una volta che viene tolta la morte violenta diventa completamente inutile. Totalmente inutile, e la società umana ne vuole sempre di più fare a meno.
Ripeto, non ho intenzione di trattare le implicazioni morali di ciò. Anche perché se c’è una cosa che la scienza sa fare è andare contro la morale, lo faceva quando la pena era la morte, lo farà ben di più ora che si tratta solo di aggirare sistemi di leggi estremamente lacunosi. Trovo quindi che sia giusto discutere della morale, ma avendo la consapevolezza in testa che tutto succederà a prescindere da essa.
La morte verrà debellata. È scritto. Arriviamo sempre più facilmente a cent’anni di vita senza alcun ausilio tecnologico particolare (solo cure mediche “tradizionali”). Gli ostacoli da superare sono sempre di meno e sempre più fattibili. Arriverà il giorno in cui malattie, cancro, morbi e lo stesso invecchiamento saranno problemi del passato. Non arriverà di certo domani questo giorno, e non credo arriverà facilmente nemmeno nel prossimo mezzo secolo. E non mi stupirei se ci mettessimo ancora un secolo. O più.
Ma uno dopo l’altro i meccanismi che l’evoluzione ha usato fin’ora per porre fine alla vita salteranno, e la morte non esisterà più.
A questo punto, l’unico modo per evolverci sarà fare affidamento su noi stessi. Il futuro, per quanto incerto sia, ha delle stelle polari che possono guidare le nostre previsioni. Una di queste è il progresso tecnologico.
È molto probabile che negli anni che verranno i computer arriveranno ad avere una potenza ben superiore a quella del nostro cervello (che è abbastanza quantificabile, per altro). Ci saranno i presupposti quindi che noi stessi faremo affidamento a tali macchine per migliorare le nostre capacità intellettive, comunicare con il nostro cervello non è per nulla impossibile. Avremo evoluto noi stessi. Avremo fatto procedere l’evoluzione alla nostra maniera.
Bene.
Ora, il concetto finale è sempre il solito. È un discorso che mi sta molto a cuore, quello della Singolarità Tecnologica.
Una volta terminati i processi evolutivi tradizionali, avremo quindi raggiunto una sorta di limbo evolutivo in cui siamo noi fautori del nostro futuro. Ci possiamo migliorare, e tanto, con le nostre mani.
Possiamo espandere le nostre capacità e abilità all’infinito.
Finché le nostre stesse creazioni saranno più brave di noi. Classico finale alla Matrix: le macchine sono più intelligenti e più forti di noi. Un pochino meno violento come finale, però.
La conclusione, già prevista abbondantemente da menti infinitamente più geniali della mia, è che tali macchine finiscano per sostituirci. Ok.
Bene, quindi cominceranno ad essere sempre di più. Comincerà ad essere sempre più alta la popolazione di macchine in confronto agli ormai obsoleti umani, che per quanto immortali…
Aspetta…
“Il processo con cui, attraverso la morte degli individui meno adatti, si ha un progressivo aumento della frequenza (cumulativo) degli individui con le caratteristiche ottimali per un dato ambiente.”
Wow.
Il futuro è una riga sulla parola morte?