Diablo 3

Io da sempre sono uno che apprezza i videogiochi. Ho sempre videogiocato e apprezzo una sana sparacchiata o scazzottata quanto un buon piatto di pastasciutta.

Questa è una passione che mi porto fin da piccolo; quattro\cinque anni avevo (circa, credo) quando ho toccato il mio primo videogioco. Anno 1997 ero già a giocare al primo GTA, per intenderci (sì, e questo è il mio vaffanculo ai rating dei videogiochi xD).

Uno dei giochi che più mi sono piaciuti della mia infanzia è stato di sicuro Diablo. Non a caso il mio nickname per molti anni prendeva proprio dal primo boss che si incontrava in tale gioco.

La casa produttrice di Diablo, la Blizzard, è nota per prendere i suoi tempi nello sviluppo dei giochi. Hanno una quantità tale di soldi fatti con una serie di giochi al limite della perfezione che si possono permettere di fare le cose con tutta calma. Fatto sta che se nel 1997 è uscita la prima iterazione di questa serie, per il suo stupendo seguito ci vollero quasi 4 anni. Ma poi, nulla.

L’annuncio di ieri di Diablo 3 mi ha quindi riportato di forza a 11 anni fa. Quando da bimbo esaltato di 8 anni sentivo le musiche di questo gioco mentre mi accompagnavano mentre scendevo fino agli abissi dell’inferno a spaccare culi ai peggio demoni. Musiche che sono rimaste con me per tutti questi anni e che ancora oggi allietano le mie giornate, anche se sotto forma di mp3 P:

È strano affidare emozioni ad… Un brand di videogiochi. Molto strano.

Una veloce selezione naturale

Come è normale, ogni estate assieme alle temperature più calde tornano anche le zanzare.

Ogni anno non posso fare a meno di fare il più possibile nel mio piccolo per sterminare questa razza malefica. Ne schiaccio, e in gran quantità.

E ogni anno si nota la selezione naturale che l’uomo e gli uccelli fanno nel giro di poche settimane.

Le prime zanzare sembrano rincoglionite. Vagano felici, senza sapere bene dove andare e cosa fare. Le si potrebbe prendere a occhi bendati al volo con due dita. Lente, fluttuano nell’aria come dei palloncini in balia dei venti.

Poi con l’avanzare dei giorni queste cretinette vengono ovviamente schiacciate\mangiate, lasciando quindi posto a zanzare\mosche sempre più veloci e infime. Arrivando al punto di avere zanzare che si appoggiano su superfici scure, più imprevedibili nel loro volo di un caccia guidato da un pilota esperto e abilissime nell’aspettare e cogliere il momento giusto.

La cosa più divertente è come la genetica sia così random che ogni anno tutto ciò si ripete e si può rivedere il processo.

In pratica la selezione non serve ad un cazzo.

15\15 (obiettivi)

Mi sono stupito non tanto per l’insufficienza della mia terza prova quanto per il curioso punteggio pieno alla prima prova scritta, il tema.

Ok, va bene, scrivo tanto e spesso grazie al mio blog e grazie al forum che frequento. Ma è davvero un altro pianeta rispetto a scrivere un tema d’esame.

Per quanto io voglia un bene dell’anima alla mia (ormai ex) professoressa di Italiano, spesso e volentieri mi sono trovato in un  qualche genere di disaccordo con le votazioni ai miei scritti; anche se ciò è valso sia in positivo che in negativo (voti più alti o più bassi di quanto aspettato), è sempre stato piuttosto chiaro come non ci trovassimo sotto questo punto di vista.

Diciamo che durante l’anno ho imparato a sottovalutare un po’ il mio operato “per evitare sorprese”.

La sorpresa è arrivata quando è arrivato un’altra persona a valutare il mio scritto; scritto che io consideravo molto bello ma avrei messo in serio dubbio l’eventualità di un punteggio pieno. Figuriamoci la proposta di sottoporre lo scritto ad un concorso!

La via di quello che punta basso è facile. Non delude mai aspettative, non si stupisce di un risultato scarso e trova sollievo e felicità in qualsiasi cosa che ottiene in più del suo basso obiettivo. Viceversa, l’ambizioso non vive sereno finché non ha il massimo risultato, finché non riesce a dimostrare a se stesso (e magari anche agli altri) di riuscire a fare il meglio del meglio del meglio.

[ A sentirne parlare e rimarcarne due volte alla settimana per anni da un semipazzoide sclerato, il concetto di “il meglio sta nel mezzo” alla fine si finisce ad applicarlo anche nella scelta della sabbia del gatto, NdM]

C’è netta differenza tra una persona che punta basso e una persona che dà un peso relativo al risultato pur dando il massimo di sé in ogni occasione.
Puntare basso è meschino. Le persone piccole puntano in basso. Non vale nemmeno la pena parlarne.

Ma quando si riesce a ridimensionare la portata degli eventi che ci circondano, si diventa capaci di controllare e gestire meglio le situazioni: a questo punto dare il meglio di sé diventa più facile o per meglio dire efficace.

L’angoscia (ossia la paura di sbagliare) è qualcosa di perfettamente umano; è facile però capire che è troppe volte immotivata o comunque presente in quantità superiori a quanto la situazione consideri logico.

Metà delle volte l’angoscia si può ridurre drasticamente pensando che chi ti sta giudicando è pur sempre un umano. E che i giudizi non sono quasi mai permanenti. 
La seconda cosa fondamentale è che qualunque cosa uno debba fare, a meno che non si debba pilotare uno space shuttle, avrà un impatto mediamente corto nella propria e nella altrui vita, comunque non permanente, insomma nulla di tragico.
La terza cosa è che sbagliare è umano e chiunque non capisca ciò è letteralmente un coglione e come tale non si può permettere di giudicarti o giudicare il tuo operato. Pensiero pericoloso, in quanto comunque si deve fare il possibile per non sbagliare, ma di sicuro utile per rilassarsi.
La quarta cosa, moltissime volte se ci viene dato un compito è perché siamo in grado di svolgerlo. Una prova a cui siamo sottoposti per cui non abbiamo qualifica particolare (a meno di dolo personale in tale mancanza), è già di partenza una richiesta sbagliata e come tale non deve poter provocare angoscia.

La quinta cosa, la più importante, è che qualunque cosa succeda se si dà il meglio di noi stessi (che include il non rovinarsi per l’obiettivo, nota bene) nessuno avrà mai un cazzo di nulla da ridire. In primis, sé stessi.

Questo per quanto riguarda l’angoscia. 

Si ricorda al lettore che l’angoscia è completamente differente dalla paura, dalla quale è molto, ma molto, ma molto, ma molto, ma […] più difficile sfuggire. Ah, la paura è l’invenzione #4 migliore della vita, chiaramente.

Ma questo è un altro discorso…

d20

Uno dei circa 5 motivi per cui tengo al collo un d20: la vita è troppo random per potersi permettere anche per solo un secondo di dimenticare che lo è.

Gli altri 4… Probabilmente sono solo coincidenze.

 

Scene di internet

D“Ebbene, caro lettore di focus, diffida dalla mondadori pro-nucleare che ti dice che […]”

Questo è un utente di forum che va a dare del “lettore di Focus” (riferendosi al livello di cultura scientifica) ad un altro utente in quanto pro nucleare e quindi arretrato.

Divertente perché l’altro utente è un laureato in Fisica. Nucleare. 

Certe scene di internet mi fanno veramente ridere. La comunicazione libera abbatte limiti geografici, d’età e sociali, ma l’altra faccia della medaglia mi fa sempre Ridere. Con la R maiuscola.

 

 

Occheccazzo.

Ci sono cose che segnano un po’ i tempi, le epoche.

Lui per me è stato colui che dava voce alla scienza.  

http://www.corriere.it/spettacoli/08_giugno_24/claudio_capone_morto_594978a6-41eb-11dd-b0b2-00144f02aabc.shtml

La cosa più strana è che io mi sono detto più di una volta “cazzo ma quando lo speaker di superquark smetterà volente o nolente di fare tale mestiere… Cioè io ci rimarrò malissimo, non sarà più lo stesso superquark!”.

Eccheccazzo, non così presto.

Traliccio

La prossima volta che vi spostate fuori dal centro di una città, notate una cosa.

In qualunque paesagggio, qualunque posto, qualunque strada voi andrete nel vostro campo visivo ci sarà un traliccio dell’alta tensione. Matematico. 

Un traliccio è GROSSO! Ha grossi fili che corrono per centinaia di metri fino ad incontrare il successivo ed altrettanto GROSSO traliccio! Non sono qualcosa che sfugge facilmente alla vista.

Eppure quando andiamo in giro non ci facciamo per nulla caso. Anzi, visto che sono sempre fuori dalla strada o in genere distanti dai luoghi in cui normalmente camminiamo, sono qualcosa che ignoriamo completamente. Credo che nessuno di noi abbia mai toccato un traliccio dell’alta tensione.

Sono tanti tanti e sono grossi grossi e muniti di cavi lunghi lunghi, ma fino al secondo in cui non vi ho detto di farci caso…

LifeLog

Veramente l’avevo scritto ieri sera l’articolo sul LifeLog. Però è stato mangiato da WordPress, non chiedetemi come sia stato possibile. Vabbè.

Cosa è il LifeLog? Il termine l’ho inventato io anche se probabilmente esiste già qualcosa chiamato così che non c’entra niente con quello che ho creato. Il LifeLog è una sottospecie di diario. Lo definisco il diario di bordo della mia vita.

Non è un diario perché non racconto nulla di più dei fatti chiave giornata per giornata. Non passano grandi emozioni. È una semplice descrizione di ciò che è accaduto nella mia vita.

Ormai è un mese che lo tengo, che ogni sera scrivo cosa ho fatto in giornata (scrivo pure l’ora in cui chiudo il file che coincide circa con quando vado a dormire P: ). E si cominciano a vedere i risultati.

In primo luogo, il file dopo un mese comincia ad essere… Grosso! È proprio una bella mappazza di testo. Non pensavo che avrebbe raggiunto una tale entità in così poco tempo.
Per questo motivo non oso immaginare cosa diventerà nel giro di un paio d’anni.

Già sono successe un paio di cose strane con questo file. Ad esempio, mi sono accorto che tirare le somme di una giornata non è così immediato come uno può pensare. Insomma, in sole diciamo 15 ore di attività, quante cose potranno mai succedere… No?

In realtà nella maggior parte dei casi, sono davvero poche. Specie per uno studente d’estate :D Però, per esempio, il giorno in cui sono stato “aggredito e minacciato” dal tizio in auto, paradossalmente a fine giornata ne avevo parlato così tanto e con così tanta gente che mi sono dimenticato di scriverlo nel lifelog.

Me ne sono accorto per caso e da allora ho preso un paio di contromisure aggiuntive nella scrittura per evitare di perdermi pezzi in giro (scansione oraria degli avvenimenti e triplo ricontrollo). 

Il perché di tutto ciò? Bhe, non ho voglia di tenere un diario. Questo è molto più facile da tenere di un diario e del blog, bastano 2 minuti a fine giornata per tirare giù tutto il necessario. E se non sono connesso basta un foglio di carta od un po’ di memoria per tenere traccia di tutti gli avvenimenti.

Ma il vero motivo è che voglio limitare il più possibile che da ora in poi i ricordi di sovrappongano. Ho fatto un viaggio in India stupendo, ma la stanchezza che si è generata in quel viaggio ha fatto sì che l’ordine cronologico delle cose che abbiamo visto sia andato sfumando e nessuno di noi in famiglia ha un ricordo chiaro e preciso di cosa siamo andati a vedere e in che giorni. Ridicolo.

Il lifelog, assieme ad una dotazione di fotografie adatta sarebbe più che sufficiente per ricostruire un viaggio simile. E il lifelog da solo sarebbe (e so di certo che sarà) strumento sufficiente per ricostruire avvenimenti passati di minore entità.

Inoltre è utile per capire cosa è successo nella propria vita giorno per giorno. Se ci si accorge per troppi giorni di seguito che non è successo nulla di nulla, magari è il caso di rivedere la propria vita P:

È… un grande promemoria. E in questo momento consiglierei a chiunque di farne uno suo, cosa che non consiglio per un blog o per un sito personale. È molto più semplice da tenere e dà impatto visivo in poco tempo. Serio, è utile.

Quesito 7

Qualche mese fa, in una pausa (FAISAL?) tra un’integrale ed un altro, mi sono messo a leggere pagine random del mio libro di matematica di cui avevo sempre e solo visto le pagine di esercizi.

Un capitolo di 5 pagine ha attratto la mia curiosità come potrebbe fare una pagina di Wikipedia sulle guerre a cuscinate: geometrie non euclidee. L’ho letto e la mia mente ha assorbito il concetto fondamentale e null’altro.

4 anni fa, la nostra professoressa di matematica del biennio ci fece uno squallido esempio di geometria non euclidea facendo un veloce disegno alla lavagna. Un excursus durato meno di 40 secondi. Il mio cervello ha preso l’esempio e l’ha riposto accanto alla lista dei passati comuni norvegesi

Quesito 7. In cosa consiste una geometria non euclidea? 

Anche se la prima risposta venuta in mente è stata “Skjønhaug, ovviamente”, il mio cervello ha riso grandemente quando quell’informazione casualmente piovuta nella mia testa per una mia curiosità unita ad un momento di fancazzismo è tornata utile nell’unico momento in cui probabilmente una nozione simile potrebbe diventare utile, un esame. 

Sorrido e non posso pensare ad altro a delle parole che risuonano nella mia mente ogni volta che imparo qualcosa: “[…]non è possibile ‘unire i puntini’ [della vita] guardando avanti; si può unirli solo dopo, guardandoci all’indietro. Così, bisogna aver sempre fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire.” (S. Jobs) 

L’importante è accorgersene quando accade.