Mi sono rotto il.

Sai cosa?

Mi sono rotto. Davvero.

Ho tutte le ragioni del pianeta per essere felice – e lo sono.
Le cose potrebbero andare molto peggio – e mi rendo conto di quanto ciò sia una gran fortuna per me.
Il mio semplice andare contro lo status quo ha un che di comico sotto certi aspetti.

Ma mi sono rotto. Non è ingratitudine, è che davvero… ci sono troppe cose che non girano e mi sono rotto del fatto che ciò non ha alcun senso.

Sai di cosa mi sono rotto?

Mi sono rotto dell’azienda che dice che fa blocco delle assunzioni – e di conseguenza degli avanzamenti – totale perché “c’è crisi” e poi vai a vedere e ha fatto 7 milioni e mezzo di utile netto (leggasi soldi rimasti dopo tasse e dopo ogni spesa) l’anno precedente e non ha mai fatto un anno in perdita in magari dieci anni.

Mi sono rotto dell’azienda che dice che “non ci sono i soldi” e ha fatto (come gruppo) 30 milioni di euro sempre di utile netto l’anno precedente.

Mi sono rotto della forbice stipendi dirigente-dipendente a fattori sopra al 10, 11, anche 12. Mai ci sarà tale differenza di valore del lavoro tra uomini da giustificare questa assurdità. [per quanto riguarda il capitale, che la partecipazione agli utili abbia un massimo espresso da una relazione del tipo investimento iniziale/capitale totale, leggasi se ho investito 100k iniziali e l’azienda ha asset totali per 100 milioni al massimo partecipo ad un millesimo degli utili]

Mi sono rotto del concetto di gavetta, puttanata micidiale del tempo dei bisnonni troppo spesso atta a giustificare la forbice di cui sopra, troppo raramente per seri motivi.

Mi sono rotto del concetto di tempo libero al quale a quanto pare l’intero mondo si è abituato. Siete davvero impazziti.

Mi sono rotto del concetto di “vita – lavoro”, quindi quando lavoro non vivo?

Mi sono rotto di come vengono ignorate tonnellate di letteratura su come dovrebbero essere le nostre vite per essere più felici tutti quanti.

Mi sono rotto di come tutte le cose di cui mi sono rotto sono condivise da tutti quelli con cui parlo ma che nessuno combatte perché le cose stanno così ormai.

Mi sono rotto di sentirmi dire come mi devo comportare. Onestamente? Passo le mie giornate a sopportare i peggio comportamenti di tutti voi. Mollatemi, CAZZO. Tu sei uno che tratta le persone come cartocci usa e getta; tu sei uno che passa le giornate a non fare un cazzo; tu sei permaloso da far paura; tu sei insicuro come un adolescente calvo; tu sparli; tu odi; tu sei incapace di non sentirti superiore; tu non cambieresti opinione neanche nel torto marcio. La cosa peggiore è che mi fate notare i vostri difetti come se fossero miei, cosa che mi tira ancora più scemo e mi rende ancora più difficile capire cosa c’è di vero nelle vostre critiche.

Che poi – le migliori persone con cui ho avuto le più belle conversazioni non si sono fermate nemmeno un secondo a dirmi come mi devo porre con le persone. Non capirete mai come queste cose funzionano. Non ne siete capaci e sappiate una cosa: non me ne frega NIENTE di adeguarmi a quello che vorreste da me, io ci ho solo guadagnato finora, ma tanto tanto tanto.

Mi sono rotto di chi prende lavori sottopagati o lavora gratis. Se voi non ci foste, se tutti quanti la smettessero di accontentarsi e tirassero fuori i cosiddetti e non accettassero queste cose avremmo una valutazione molto più realistica del tempo.

Ma la cosa di cui più mi sono rotto è di come non veda vie di uscita.
Al momento ho 24 anni. Ventiquattro. Ventiquattro e sono il cretino che l’idea di sposarmi non mi fa ribrezzo e l’idea di fare figli non mi fa schifo perché mi sento libero dentro. Eppure non vedo vide di uscita. Ti pare sensata come situazione?

Ma non ho vie di uscita perché vedo attorno a me tutti bloccati. Bloccati da morire, bloccati nel concetto di lavoro = cosa che definisce di più la tua vita (finora quelli che non sono “bloccati” sono persone che vivono del fatto che vendono libri sul non essere “bloccati” nel lavoro o persone assolutamente fuori di melone).

La vera verità? Non ho cazzi di lavorare. Non li avrò mai.
Trovo disgustoso il concetto di “riunione”
Trovo assurda l’azione di “timbrare”
Trovo delirante l’idea di “ho lavorato troppo”

Sono un uomo e non un lavoratore.

MI SONO ROTTO DI SENTIRE PERSONE DIRE CHE AL LORO LAVORO SE ESCI ALLE SEI E MEZZA TI SCHERZANO.

Mi sono rotto che tutta questa roba viene sostenuta dal fatto che fin dal primo giorno di scuola ti tengono fermo su un banco per troppo tempo con troppe persone nella stessa stanza a studiare cose che magari non ha senso che impari nemmeno. E dopo 13 anni che ti tengono fermo, chiunque ha perso la forza per ribellarsi.

Mi sono rotto che le cose le ho viste arrivare tutte quante e puntualmente si sono verificate – ancora una volta, nessuna via d’uscita.

Mi sono rotto che è possibile fisicamente fare volontariato, tenere il mio fisico in forma, avere una vita sociale e anche dormire.

Guarda il lato positivo: più mi rompo, più è facile rompere i rapporti con tutto ciò.

Rompiti anche tu, rompiti. Ti prego.