Nella fotografia si impara una cosa più che fondamentale.
Il rispetto. Secondo me è la prima cosa da imparare dopo la pura tecnica.
Si rispetta per una questione prettamente finalistica, ma si rispetta. E come dice Stefano, a furia di continuare a impostare un certo stato d’animo anche solo per poche ore al giorno – o alla settimana – questo stato d’animo (che può essere tranquillità, rispetto ma anche cose negative) alla fine ti influenzerà anche fuori da questo piccolo arco di tempo.
Rispetti il modello\a a cui stai facendo la foto: un ambiente di lavoro sano e professionale (ciò non vuol dire per forza serio, in genere su un set si dicono le peggio cazzate proprio per “smollare” la tensione) è necessario per poter fare le foto in santa pace, per poter avere il meglio nel minor tempo possibile. Con il tuo soggetto incazzato od ostile non si va da nessuna parte. Davvero.
Rispetti la persona comune a cui fai la foto: quando fai una foto a qualcuno per strada gli si chiede sempre il permesso. SEMPRE. E se non accetta non si cerca di corrompere, si accetta la scelta e ci si dice semplicemente “peccato”.
Rispetti gli animali: il fatto che siano animali o insetti non li rende meno degni del tuo rispetto. Non si uccidono gli insetti per metterli in posa. Piuttosto li congeli (v.). Piuttosto non gli fai le foto. E gli animali non si disturbano nel loro habitat naturale. E se sono nello zoo, non significa che gli puoi scassare l’anima per cercare la foto voluta.
Rispetti le abitudini\credenze: se sei nel mezzo dell’Africa e il tuo soggetto crede che con una foto gli rubi l’anima, la foto non la si fa PUNTO E BASTA. Manco di nascosto. Fine. Non si cerca di convincere.
Rispetti i luoghi: Un luogo sacro è un luogo sacro. Sacro può essere un tempio, una moschea, una chiesa ma anche una casa altrui. Se lì dentro non si fanno le foto, non si fanno le foto. Fine. E se il luogo sacro è una foresta incontaminata, sarà meglio che lo sia anche quando vai via. E anche quando fai le foto. Non siamo fatti d’aria.
Rispetti le sfighe altrui. Ma tanto. Il lavoro del fotogiornalista è un lavoro infame, perché magari devi andare a fare la foto sulla zona di un incidente dove qualcuno ci ha lasciato le penne. Magari con questo qualcuno ancora presente. E devi farlo nel modo più rispettoso possibile. Devi poter fare le foto ad un funerale senza che nessuno manco si accorga di te – e vi assicuro che le macchine fotografiche sembrano fare un rumore della MADONNA in queste occasioni, pare di pilotare un jet 747 e non una reflex. Il flash te lo puoi scordare, ovviamente.
Rispetti il lavoro altrui, per cui se ad una esibizione ti dicono “niente flash” il flash non lo fai partire. E se la situazione è quieta (tipo una rappresentazione teatrale), proprio per il sopra citato problema di rumore non si fanno 9 foto al secondo, anzi, si devono dosare gli scatti col contagocce.
È tutta una questione di rispetto, continua.