Perché limitarsi alla cronaca locale

… ‘Spetta, perché limitarsi alla cronaca locale, come proposto l’altro giorno, quando è pieno di notizie del cazzo  anche sulle maggiori testate naTzionali?

Ma chi è che scuote la testa 146 volte al minuto a più di 75 gradi…
Sono fan o dei picchi?

“Qui Kent Brockman, e come avete già capito, questa non si può considerare una notizia”

Scusatemi, ora torno serio.

Come lo chiamo il blog?

Ironia

Chiamo ironia vedere un video di un live di un bravissimo chitarrista che mentre suona scherza con il pubblico dicendo di guidare con prudenza tornando a casa, per poi scoprire nella descrizione del video che il chitarrista in questione è morto 11 anni fa, per poi scoprire che è morto schiantandosi in auto.

Chiamo ironia anche scoprire che una persona è morta 11 anni dopo che è successo. Sufficientemente in ritardo, direi.

Notizie locali

Voglio aprire un nuovo blog.

Uno di quei blog simpatici, che raccolgono materiale mandato da utenti da tutta Italia.

Il blog è dedicato alla cronaca locale. O meglio, alle notizie inutili della cronaca locale.

L’idea è venuta a pranzo oggi commentando con mio fratello il giornale di cronaca locale di Segrate che riportava fieramente le 12 foto, una per mese, dei fatti più importanti avvenuti nel comune.

Vi dico solo che per il mese di Agosto c’era come foto il taglio di un albero. Giuro.

Ed era una delle più pregne.

Credo che potrei avere un discreto successo.

I miracoli del Faccialibro

Ho sempre considerato i Gay Pride manifestazioni decisamente pacchiane per motivi di fondo più che condivisibili.

I motivi condivisibili, ossia la richiesta dei pari diritti, sono più che sufficienti per fare una manifestazione. Fare manifestazioni costanti nelle varie città per aumentare la consapevolezza nazionale (e cittadina) di una realtà che ormai si fa sempre più grande mi sembra un’iniziativa decisamente lodevole.
Ci sono sempre più gay ma si fa quasi finta che non esistano. Visto che la situazione è di estremo disagio per molti gay, mi sembra più che ragionevole scendere per dimostrare la propria esistenza.

I modi, ecco… I modi mi hanno sempre lasciato perplesso.

Diciamo che ciò che mi ha sempre lasciato basito sono i modi proprio… Pacchiani con cui tali richieste vengono portate avanti. L’intero svolgimento di un Gay Pride non mi ha mai sconfinferato come idea.

La cosa che in primis (e in particolare) mi lascia più l’amaro, è il nome stesso della manifestazione.
Gay Pride. Orgoglio gay.
Così non è una richiesta, così non è mostrare al mondo una realtà ignorata facendola andare a ruota libera per le strade.

Così – almeno personalmente – diventa una sorta di sentirsi fighi ad essere gay. Viene quasi spontaneo leggere in un atto simile qualcosa come “io sono gay e tu no, pirla… Guarda cosa possiamo fare NOI. Guarda come siamo uniti NOI, guarda che siam meglio NOI.” 

Le motivazioni di base saranno sempre le stesse, quelle descritte in partenza. Non cambiano di una virgola, almeno nei Paesi dove c’è da combattere per tali diritti. Ma così perdono di moltissimo valore.

Dove sono i miracoli del Faccialibro?

Il miracolo di Facebook di oggi è che sono stato invitato nel gruppo “tutti gli ETERO di Facebook, vediamo quanti siamo”.

Se qualcuno commentasse con una parolaccia al posto mio, gentilmente, sarei molto contento.

Fact

È da un po’ che non mettevo un quote.

Mi piacciono i quote. Fanno microblogging, ma su un blog serio.

“Le persone che fanno per davvero la domanda “che cos’è la vita?” sono proprio quelle che non sono in grado di concepire la profondità di tale pensiero”

Direi che Ago ha centrato un punto veramente notevole.

Lo scherzo (2)

Lo scherzo.

Scaricare delle voci per GPS da Emule. Non so quali vadano di più, credo quelle con gli attori ed i comici…
Comunque scaricarne un certo numero.

Aprire gli zip. Rinominare i file scambiandoli tra di loro.

Tipo “Svoltare a sinistra” diventa “Svoltare a destra”.

“Tra 100 metri” diventa “Tra 700 metri”.

“prima uscita” diventa “terza uscita”, e viceversa.

Proseguire diventa uscire. Uscire diventa proseguire.

Rifare gli zip, rimetterli su Emule e lasciare il computer acceso mesi per far sì che tali file diventino i più scambiati della categoria. Tenersi aggiornati per nuovi file e pacchi da modificare e condividere.

Tenere traccia degli upload completati totali dei file e ridere per ognuna delle persone che si sarà trovata con itinerari molto più avventurosi del previsto.

Oh, lol.

Max Pene

Io alla fin fine sono un videogiocatore di respiro piuttosto ristretto: ho una buona cultura in materia ma non ho videogiocato poi così tanto.

Non mi sono mai ritenuto quindi nella posizione di fare grandi critiche, recensioni, analisi di videogiochi, non tanto perché non sia in grado di analizzare i singoli titoli – quello lo può fare abbastanza chiunque – ma perché ho sempre avuto una certa mancanza di termini di paragone.

Posso giudicare uno sparatutto in prima persona, ma non posso paragonarlo ad altri sparatutto perché alla fine ne ho giocati veramente pochi.

Il preambolo serve perché se c’è un gioco che mi permetto di poter dire che è un capolavoro, una pietra miliare della videoludica, un videogioco a dir poco stupendo, quello è Max Payne. Pur avendolo giocato personalmente solo in parte, ma avendolo visto giocato dall’inizio alla fine, lo considero tutt’ora uno dei videogiochi più belli mai creati nella storia dell’umanità.

E la ragione principale per tale giudizio è chiara e sintetica: sembra di giocare un film.

Il preambolo con preambolo serve come premessa ad un post di rammarico, grosso rammarico.
È uscito il film di tale gioco. Magari avete visto i cartelloni.

Il rammarico sta nel fatto che se delle persone sono in grado di prendere un film già fatto, con personaggi già scritti, con ambientazioni (almeno quelle le hanno tenute perfette diamine) già disegnate, con scene d’azione già perfettamente programmate, con colpi di scena, con relazioni, con trama tutto già fatto alla perfezione e di farne letteralmente carta straccia, per poi tirare fuori una colossale  cagata  schifezza di film, bhe…

… Allora ditemelo la prossima volta, che vengo io a farvi da sceneggiatore.

Davvero.

È come vedere una chitarra stupenda venir suonata da uno che non la sa suonare che per concludere l’opera la sfascia e dà fuoco i pezzi. 

Deprimente ed urtante, insomma molto più che raccapricciante nel prodotto del degenero in sé.

Quando uno parla con uno straniero immigrato in italia, si aspetta errori di grammatica, di sintassi, di lessico… Di ogni cosa.

È normale e giusto: la nostra è probabilmente la lingua più complicata a livello grammaticale del mondo, se non una delle più difficili.

Più sento parlare stranieri però più sento che c’è qualcosa che proprio non quadra.
Miracolosamente, il congiuntivo lo usano molto di più loro che noi italiani.

Sento una mia compagna di università, cinese, lamentarsi  del fatto che ancora non sa bene l’italiano. E mentre si lamenta utilizza i corretti tempi e modi verbali in maniera decisamente più sciolta di molti italiani che conosco.

Questo senza scendere a paragoni con muratori bergamaschi, ma con gente di Milano con una certa istruzione che non saprebbe dirmi il congiuntivo imperfetto del verbo mangiare.

E  Feifei lo sa. Ma che diamine?

Ho un ricordo di Ronaldo che parla in un italiano stupendo, mentre sentir Totti piazzare un condizionale è tuttora da considerare emozionante.

Chiamasi paradosso…

Libertà 2008

Parlando una volta con una donna (un po’ in là con l’età, americana) decisamente vip, ma davvero vip, mi colpì abbastanza un suo discorso sulle email.

Lei, in quanto vip, aveva il problema che tornata da un paio di settimane di vacanze si trovava la casella email completamente intasata, con centinaia di messaggi non letti.

La sua tattica era semplice: buttare via tutto quanto.
Lei era perfettamente libera di farlo, semplicemente chi aveva davvero urgenza di contattarla avrebbe dovuto usare un metodo più sincrono o avrebbe scritto di nuovo comunque a breve. Non credo avesse nemmeno cura di mettere il risponditore automatico mentre era via. Geniale.

Geniale perché era il suo modo di guadagnarsi la libertà.
Geniale perché mi sembra un modo stupendo per cercare di creare grossi casini, geniale perché ci si crea la libertà a scapito degli altri. Geniale perché solo un vip se lo può permettere. Forse.

Qui chiedo gentilmente a Salvatore di aiutarmi per ricordarmi la fonte della frase “il giorno più bello della mia vita è stato quando non ho più avuto una casella email” – era circa così. Così funziona già di più.

Tuttavia ancora mi chiedo come sia stato possibile che nella sua felice “libertà” tal signora non abbia mai creato un casino sufficientemente grande (che, da vip quale è, non è troppo difficile che ciò accada) da chiedersi se non esistono soluzioni più ortodosse, o quantomeno chiedersi se nella sua concezione di libertà non è incluso il rispetto del tempo altrui.

Eppure, per lei funziona. 

È libera.

100 km di coda

In termini di tempo, 50 100 km di coda sul rientro significa il raddoppio secco del tempo totale di percorrenza. Ciò ci ha portato a raggiungere la ragguardevole quota 7 ore di viaggio totali.

Ciò che è stato è stato, ma l’interrogativo sul perché di tali code permane.

Uno si aspetta che ci sia un grosso incidente, una uscita tappata, un casello rotto, lavori in corso per chilometri e chilometri, deviazioni, nuovi tratti, problemi, allagamenti, bombe a mano, attacchi terroristici, dinosauri in libertà, insomma qualcosa che stia creando queste code.

È decisamente più grave la beffa che passati i 50 km di coda non c’è la benché minima traccia del perché tale Ingorgo Maestro si sia creato del semplice fatto di aver passato 3 ore in coda.

Uno vede un camion ribaltato con scorie radioattive sparse sull’asfalto e dice “ok, va bene, è successo un gran casino, diamine che imbecille il camionista che mi ha fatto perdere tutto questo tempo – speriamo che nessuno si sia fatto male”. Con un fatto tragico o con un serio problema il guidatore è portato a perdonare e a lasciar perdere la questione.

Invece no. La coda si forma, ti frega, ti fa perdere quintali di tempo e di pazienza per poi magicamente svanire nel nulla e lasciarti con questa domanda che rimbalza nella testa: “Beh? E allora? Perché c***o siamo stati in coda qui per tre ore? Perché non c’è manco un camioncino dell’ANAS, perché non un cantiere, perché non una camionetta dei vigili del fuoco, un carro attrezzi un carro funebre un’ambulanza un cacciatorpediniere a segnalare che qui qualcosa è ACCADUTO?”

Non lo saprò mai. Non saprò mai che cosa mi ha fatto stare tre ore in coda.