Effetto sorpresa

Lui si gira, prende in mano una lampadina (una di quelle grosse grosse) che aveva appoggiato prima sullo stereo, la estrae dal pacco e con una flemma invidiabile la scaraventa a terra, riempiendo il pavimento di vetri.

Per buoni dieci secondi, credo di non aver proprio capito… Nulla.

Poi, come al solito, non ci ho capito nulla, ma quello è normale.

Personaggi Mulino Bianco

No, no e no. Non ci siamo per una fava.

Il problema NON è la famiglia Mulino Bianco. No, la famiglia Mulino bianco è un ideale a cui aspirare, un eden relazionale in cui moglie marito e figli si svegliano con il sorriso, c’è una stupenda colazione da fare in famiglia tutti assieme, la vita magari è una merda ma noi comunque la affrontiamo con grande voglia, DAI!

Se tutti provassimo a fare la famiglia Mulino Bianco forse CI RIUSCIREMMO, se ci svegliassimo senza mandare a cagare in diretta le prime dieci persone che cercano di parlarci, se ci trovassimo con tutta la famiglia, se insomma facessimo di tutto per arrivare a tale stupenda perfezione probabilmente ci arriveremmo molto vicini o comunque potremmo farlo.

La famiglia Mulino Bianco non fa male allo spettatore. O almeno, non lo fa nella misura in cui lo spettatore usa del suo per trarne ispirazione di vita. Se si limita a prenderla per il culo allora certo non arriverà mai a tale ideale.

La funzione sociale della famiglia Mulino Bianco è pesantemente sottovalutata, dovrebbe venire ESALTATA.
GRAZIE al sig. Mulino Bianco che ci fa capire come dovremmo almeno CERCARE di vivere! Perché SI PUÒ FARE!

DOVE allora sta il problema? DOVE si creano false aspettative nel mondo dello spettacolo?

Voglio tralasciare gli argomenti più facili – reality, calciatori, star varie – per andare ad una parte molto più concreta secondo me.

Avevo già parlato di striscio di questo argomento ma non riesco a trovare il post per linkarlo, peccato.
Oggi faccio un interessante sviluppo di ciò che avevo scritto.

La riflessione mi è venuta guardando il film – non ridete – High School Musical 3.
Il film, checché uno ne possa pensare, è bello. Bello per quello che uno si deve aspettare da un High School Musical. Anzi, per quello che uno si può aspettare da tale genere di film, era un gran film.

Ciò non toglie che se uno esce dalla sala esaltato dalla figaggine di questi personaggi, dalla immensa bravura, dalle canzoni e dalla “”””””””””””””””trama”””””””””””””””” a volte “”””””””toccante”””””””” (più virgolette, più virgolette!), uno immancabilmente finisce per pensare: cazzo, ma questi nel film hanno sedici, diciassette anni e gli va tutto così perfetto, vivono la vita 40 volte più di me.

Vivono la vita 40 volte più di me.

Certo.

(Mild spoilers ahead!)

Ma non si vedono le prove, le ore di prove, le ore di sbattimento per fare mezza scena del musical decente.
Perché è sano che i personaggi riescano a cantare tutto perfettamente alla prima volta che fanno un pezzo.
Perché non si vedono le ore e le pezzate del personaggio principale che si deve fare due @@ così a giocare a basket per poterlo fare per la vita.
Perché non si vede quando fanno la pipì.
Perché il personaggio che fa 1000 miglia per andare dalla tipa non lo si vede a smarronarsi a guidare per 15 ore attraverso l’America intera, specie perché tale cosa avviene nel tempo di una canzone e quando arriva è pronto infighettato per cantare e ballare con la tipa.
Perché non si vedono le altre 15 ore di smarronamento per tornare – specie perché tornano giusto nel secondo perfetto e sono pronti per cantare e ballare nonostante il povero cristo del protagonista abbia guidato per 45 ore di seguito.
Perché sono tutti sempre A POSTO?
Perché non hanno MAI le palle girate? 
Certo, perché non si vede MAI quando devono studiare alla notte facendosi due maroni granitici per recuperare i loro balletti e canticchi. Facile così.

Non è la FAMIGLIA Mulino Bianco il problema.

Il PERSONAGGIO Mulino Bianco è ridicolmente fuori scala, nessuno può guidare 30 ore di seguito, studiare, ballare, giocare a basket nella stessa giornata e fare tutto perfettamente! Chiaro che questi vivono la vita 40 volte meglio di te! Hanno 40 volte le ore in un giorno, a quanto pare!

Voglio i personaggi SANI. Ecco.

 

Almeno in un cazzo di musical.

 

Che era anche bello, ripeto.

 

Ma è deprimente.

 

Ecco.

Non c’è cambio

Reazione inaspettata.

Ora… Quando sei a casa, sdraiati. Per terra.

In mezzo alla stanza che più frequenti.

Mi ci sono trovato per caso. Non sono stato spesso sdraiato in mezzo alla mia stanza, in effetti.

Spero neanche voi.

Quando uno è sdraiato per terra in un posto inusuale una delle prime cose che uno può pensare vengano alla mente è “strana prospettiva di vedere questa stanza”. Mi sembra qualcosa di logico.

Vedi le cose dal basso, vedi parti che normalmente… Non vedi, no?

No. Non è detto.

A me, personalmente, è successo che… Non è così. La stanza è sempre la stessa, le cose sono sempre le stesse, le conosco, le conosco da ogni angolazione.

Mi ha fatto pensare che non basta spostarsi per vedere le cose in maniera diversa.

Non basta cambiare punto di vista.

Chapeau.

Premiazione

Stamane ero in un posto decisamente inusuale: nell’aula consiliare della Provincia.

Perché? Perché ero ad una premiazione.

Premiazione… Per un premio per i migliori temi presentati per l’esame di Stato di quest’anno.
Il mio tema era stato giudicato sufficientemente figo da parte del professore esterno che mi ha corretto lo scritto e pertanto è stato spedito per tale concorso.

Discretamente figo, visto che i temi partecipanti a livello regionale alla fine erano tipo poco più di 300.

Infatti l’ho riletto ed è figo.

Delle premiazioni io ho in generale una gran brutta esperienza. Partiamo dal fatto che le premiazioni consistono per 2\3 di ringraziamenti e discorsi delle persone ringraziate tuttttttti uguali.

“Ringrazio chi ha fatto sì che tutto ciò sia stato possibile… Ringrazio i partecipanti… Ringrazio il posto che ci ospita […]” Così, magari 20 persone ringraziate dicono tutte la stessa cosa, ringraziandosi magari l’un l’altro a vicenda tutti e 20.

E magari visto che la cerimonia dura tre ore, ci sono due ore di palllllosissimi commenti, discorsi, amboli e preamboli, leccate, ossequi e – perché no – fritti misti d’aria.

Detto ciò, voglio spezzare una lancia in favore di chi deve giudicare e premiare. A chiunque vada il premio, non andrà mai bene. Mai. Ci saranno sempre problemi e chi si lamenterà.

Io ad esempio ho trovato poco corretto in questa occasione che metà secca dei premi siano andati ad una sola tipologia di tema, per altro la più “denigrata” dai professori, e ad una sola traccia dai contenuti potenziali estremamente banali (come, in fondo, gli scritti in fondo erano).

Ma si può tirare fuori il meglio di una premiazione quando non si è premiati.

Perché se le cose si sono svolte con correttezza il vincitore potrà SEMPRE essere d’esempio.
La vincitrice della mia categoria, per intenderci, ha fatto una produzione veramente magistrale, uno scritto sulla Costituzione da standing ovation. Pagine intere che trasudavano competenza, informazione, chiarezza di idee e di contenuti. Un qualcosa che io avrei fatto fatica a scrivere in giorni, settimane, figuriamoci in meno di 5 ore.

Illuminante. Se si capisce nettamente qual è la differenza tra te e il vincitore, se lo stacco è netto e fa da guida, allora hai guadagnato qualcosa nel partecipare. Il premio è condiviso. L’attività ha avuto senso.

Tutto ciò con una grossa postilla: però che cazzo, il secondo premio avrei potuto vincerlo io con un tema così figo da citare Kurtzweil… Mannaggia a voi, che vi venga l’orticaria.

La verità

Il brutto della verità è che la puoi evitare da solo, ma prima o poi qualcuno si presenta alla porta e te la ripresenta con gli interessi.

Il meglio che puoi fare a quel punto è far finta di nulla, arrampicarti sugli specchi o ignorare ciò che ti vien detto perché fa male. È la reazione naturale.

Non sono qui a parlare di epifanie (sociali, da ora in poi per comodità epifanie e basta NdA) in quanto tali.

Sto a parlare di presunte epifanie. L’epifania presunta indotta, altresì nota nelle sue forme più note “il cazziatone”, “lo sbrocco” o “il discorsone”, benigna o maligna che sia e da parenti genitori amici che siano, è derivata da una analisi sbagliata. Ne avevo parlato in un post in passato… Un bel post. Tutto ciò che ho scritto in proposito è ancora perfettamente valido.

Riassunto e sviluppo del post scritto in precedenza: Qualcuno ti presenta una tesi sulla tua esistenza xyz. Tale tesi è imbecille ma dannatamente credibile, ci caschi e se non stai attento ti riduci ad essere esattamente ciò che l’analisi in primo luogo mancava di analizzare correttamente. Chiamasi profezia autoverificante. Fatevi gli esempi da soli.

Parte nuova:

Mi è capitata una seconda presunta epifania, simile alla prima, ma diversa profondamente di concetto.

Parte sempre da una presunta epifania indotta: tu sei xyz, xyz che non ti aspettavi. Tu pensavi di essere zyx. Ma nel processo che ti porta – si spera – a smontare la tesi xyz, nelle tue cosiddette seghe mentali finisci in una seconda epifania, basata sulla prima che pare essere a sé stante. È una epifania di ritorno.

Tale pensiero si basa su una ipotesi completamente errata, ma mentre ritorni ad essere il tuo felice xyz, autoverifichi la tesi, che so, klm. La tesi klm è anche più demenziale della prima. Ma siccome te la sei fatta da solo è 40 volte più difficile uscirne. E magari ritorna a corroborare la tesi xyz!

Esempio.

“Sei uno stronzo!”

“Diamine! Sono uno stronzo! (epifania 1) No, aspetta, io non sono uno stronzo! Io sono una persona perfettamente normale! Però, ora che ci penso, io sono stato stronzo con Genoveffo quella volta… Sono sempre stato stronzo con Genoveffo! (epifania 2?) Ma quindi io SONO uno stronzo! (epifania 1)” Risultato: uno si impicca perché pensa di essere uno stronzo, senza ricordarsi che Genoveffo gli aveva fregato 100 Euro, la ragazza e gli aveva fatto la pipì sullo zerbino di casa e quindi si era meritato sul campo eventuali ritorni di fiamma.

L’esempio è particolarmente cretino. Però quando si fanno i ragionamenti, le segacce mentali, è facilissimo cadere in queste trappole.

Il compito a casa (sì, c’è il compito a casa) è…

Pensate come reagireste se qualcuno di particolarmente vicino vi dicesse “sei un bastardo\a”, con tutto l’odio di questo pianeta nelle sue parole.

Il secondo compito è fare una veloce analisi di CHI avete scelto di primo acchito (probabilmente la persona che più vi sta vicina) e cosa pensereste in una situazione simile, in particolare ripensare alle varie presunte epifanie che vi capiterebbero. Ricordatevene in un futuro, perché sono pericolose e sempre le stesse.

Il secondo compito è un esame di coscienza su chi scegliereste in un secondo tempo. Nei commenti possiamo parlare del perché, ma mi sembra chiaro.

Il terzo compito è liberarvi delle seghe mentali causate dal secondo compito.

Buona fortuna… Al secondo compito io sono a cercare di scappare dalla realtà, come nelle prime righe del post…

… Dicevamo?

Interessssante… Ringrazio l’ignoto passante per avermi comunicato la notizia (spero verificata) della vincita al Grattomatto della 500 e delle Playstation.

Grandioso, grandioso.

All’università mi hanno insegnato come funzionano ricavi e profitti. Ora, va bene il culo, ma perché i propri clienti riescano a colpire quella probabilità sui 9 miliardi calcolati gentilmente dal mio buon fratello nei commenti mi sa proprio che la Motta abbia veramente fatto degli STUPENDI risultati di gestione caratteristica negli ultimi mesi!

Devo davvero congratularmi con i loro guaglioni del marketing, sono veramente dei professionisti.

Credo che mi asterrò dal commentare.

Cucchiaino

Nella vita è previsto che succeda. Più di una volta.

È previsto assistere ad un incidente stradale.
È sufficientemente previsto venire coinvolto in un incidente stradale.
Non è per forza previsto causarne uno. Ma è comunque probabile, in qualche maniera.

Ovviamente parlo di incidenti gravi, in cui ci sono danni pesanti a cose o a persone.

Persone.

La serata in genere fila liscia, no? Uno va felice con i suoi amici, cazzeggia, ride, fa il pirla, suona. No?
Tutto così normale. L’eventualità del finale insolito è – come l’aggettivo stesso prevede – improbabile. In genere, non prevista dai partecipanti. Si spera.

Ho già vissuto in prima persona un incidente stradale. Quindi la seconda opzione è già stata “soddisfatta”.

La prima, non ancora. Fino ad oggi.

Ad un 207 scoppia una gomma, il tizio sbanda verso destra e si becca in frontale l’inizio del guardrail di un ponte. Bam. Nuvola bianca, l’auto si impunta e ruota su se stessa di 90° gradi.

Diciamo che quello che ho esclamato non è stato esattamente “riobò”. Anzi.

Quello che è previsto dalla vita è assistere all’incidente.

Ciò che non è previsto dalla vita, è quello che viene dopo. Lì, è caso.
Accosto, scendo (nota: in autostrada magari assisti ad un incidente “maggiore” ma non ti devi fermare).
Corro corro verso l’auto ancora avvolta nel fumo. L’odor di plastica bruciata e della specie di talco dei 4 airbag esplosi mi raggiunge.

Non voglio il cucchiaino. Non voglio il cucchiaino.

No, non un cucchiaino cazzo non un cucchiaino.

Vedo il guidatore. In piedi. Fuori dall’auto. Illeso. Niente cucchiaino.

Stavolta è andata bene. Il caso ha deciso che oggi avrei soddisfatto il primo punto. Che avrei visto una Pegiò fracassarsi completamente contro un guardrail che rimarrà praticamente illeso.  E ha deciso che tutto ciò era sufficiente, che bastava per stavolta. Niente cucchiaino.

Prego perché nell’eventualità (che spero non si verifichi mai e poi mai) del terzo punto, non sarà in quel momento che il fato mi riserverà il cucchiaino.

Non lo voglio.

Ma mia madre intanto mi ha avvisato. Nella Volvo ci sono i guanti in lattice.

Non si sa mai.

Magari ti sporchi maneggiando il cucchiaino.

Gli 007

I poveri cristi dei servizi segreti.

Ma ‘sti poveracci, davvero.

Potranno mai sentire il loro lavoro descritto in qualunque modo differente da “gli 007”?

Ogni telegiornale, ogni notizia che li riguarda contiene questo benedetto appellativo. Gli 007. Il loro non è un mestiere, il loro compito è fare James Bond. Già me lo immagino ad una cena da amici. “Che lavoro fai?” “Io… Lo 007”.

Ferito “uno 007”. “Gli 007” avvisano che Al Qaeda vuole colpire Londra. Meno soldi al reparto “degli 007”.

Non si salvano MAI.

Ultimo spettacolo???

Ci penso solo ora, a distanza di mesi.

Parecchio tempo fa andai al cinema con un mio amico ai primi di giugno. Andammo all’ultimo spettacolo.

Era un giorno degli ultimi di maggio. Una data assolutamente random. Bene. Eravamo alla mezzanotte e e mezza a vedere un film di serie B. L’abbiamo visto più per il divertimento di uscire di casa a mezzanotte per andare al cinema che per il film in se.

Ripensando a quel giorno, mi sono reso conto solo ora che c’era un particolare estremamente poco convincente di quella serata.

Ora estremamente tarda…

… Giorno a caso…

… Film osceno…

… Perché cazzo la sala era mezza piena?