In genere quando sono in auto l’attenzione è massima. Magari non lo do’ a vedere perché canto quello che passa l’iPod, perché parlo con gli altri ma ho una attenzione colossale su ogni aspetto della strada, in particolare faccio un uso della vista periferica smisurato.
I sensi sono sempre completamente all’erta e sono rarissimi i momenti in cui non penso più che attivamente alla strada e alla guida. Sembra il minimo, ma più uno va in giro più perde il senso di quanto ciò sia importante, finché ad un certo punto guida pensando agli ameni cazzi suoi.
Io no. Cioè ovviamente non sempre semprissimo però sono molto rari i momenti in cui, per l’appunto, non ho un controllo ATTIVO su ciò che succede alla mia auto e attorno ad essa. Ovvio che agli incolonnamenti l’attività più intensa che mi concedo è mettermi le dita nel naso :D
Non è che sia la mia aspirazione di vita stare sempre teso quando sono alla guida. Di non potermi mai lasciare un attimo andare. Ma il motivo per cui faccio ciò è molto personale.
Perché l’unica volta che non l’ho fatto ho passato un pieno rosso a Milano 2, dove abito. Pieno. Completo. A 75 all’ora. Con i passeggeri sbigottiti.
E oggi, in viale Forlanini, fermo al semaforo mi sono fidato di una mezza percezione perché pensavo ai cazzi miei e ho visto il verde del terzo tempo con la coda dell’occhio e l’ho preso per il verde vero.
Due attimi, due errori che saranno durati meno di due secondi l’uno come durata complessiva dell’evento, bastano per farmi tenere uno stile di guida mai rilassato.
Come diceva un mio amico “io smetterò di andare in moto il giorno che smetterò di aver paura di andarci”. Magari non così drastico…