Passo ieri sera a salutare mia madre schiantata addormentata sul divano davanti alla TV e mi accorgo che c’è un film con Tom Cruise. Già mi chiedo perché un film con Tom Cruise passa alla mezzanotte e rotti, ma vabé.
Lo guardo per un po’ senza capire cosa c’è che non va in quel film. Capisco che è strano, capisco che non mi sta piacendo per nulla eppure non riesco a capire per quale motivo. Ad un certo punto c’è una scena in cui Tom e una tizia parlano in auto e mia madre, svegliandosi dal sonno profondo impreca contro i dialoghi assurdi e le facce irreali e tirate che gli attori fanno.
A questo punto realizzo che in effetti i due si stanno questionando sulla moralità e sulla vita mentre vanno in giro in auto, il tutto sparandosi pose su pose (il classico sorriso di Tom Cruise, ad esempio) e capisco che cosa mi sta rendendo il film decisamente ostico da digerire: è tutto tirato e irreale.
Però allora mi chiedo qual’è il limite. Un film troppo reale non ha senso. Anzi, un film deve essere irreale. I personaggi possono però sfuggire a tale regola, no? Possono agire in maniere completamente fuori dai comportamenti usuali e ragionare in maniere completamente illogiche, no? Altrimenti non ci sarebbero gli eroi e non ci sarebbero colpi di scena, ci sarebbero solo persone normali che farebbero cose normali.
Non riesco a capire qual è l’equilibrio giusto tra nutrimento e gusto, quel punto di non ritorno in cui i dialoghi si fanno fuori da ogni realtà al punto da rendere brutto un film; quello che so è che in auto al massimo ci si ravana il naso al semaforo rosso, non ci si questiona della realtà della vita. A questo punto cambio direzione di pensiero e mi chiedo chi cazzo ha mai scritto quei dialoghi pensando di fare un buon lavoro, perché sono palesemente fuori da ogni senso.
Ma la risposta è semplice.
Beautiful, 5000 puntate.