(Il premio “titolo lapalissiano del 2008” è mio)
Il mio gatto è più scemo di me, fa meno cose di me, ma se ne sbatte.
La mosca non sa nemmeno che ci sono esseri più intelligenti di lei, non si pone nemmeno il problema.
Una scimmia, con cui condivido tra il 92 e il 95% del codice genetico, non è poi così scema (conosco persone ben più cretine di certi babbuini visti in alcuni documentari) ma più di nutrire rispetto per gli umani più intelligenti di lei non è che si faccia tanti problemi.
Ora, questo è il classico discorso della ignoranza che rende felici. È chiaro che livelli culturali diversi, spesso uniti ad ambienti sociali differenti, portano a mire e intrattenimenti diversi. Non è da me dirlo, ma un buzzurro rimane buzzurro. Per quanto uno possa essere una persona buona, piena di amore e di affetto verso il prossimo, se è un troglodita, troglodita rimane; infatti, un po’ come la scimmia, il muratore bresciano analfabeta di ritorno che nella sua vita ha conosciuto solo cazzuole, cemento, mattoni e il filo a piombo vede uno scienziato al Large Hadron Collider con grande rispetto (‘nsomma), capisce che dal punto di vista culturale\intellettuale non c’è sfida ma di questa cosa non se ne frega assolutamente nulla. Anzi, al massimo si incazza perché lui spaccandosi la schiena tutto il giorno guadagna un terzo dello scienziato. Non capendo cosa si perde a poter apprezzare certe cose, ne risulta che è felice nella sua ignoranza.
Estendiamo il concetto all’infinito.
Dopodomani qualche stronzo progetta il macchinario che metterà in campo quella che viene definita Technological Singularity, la teoria per cui ad un certo punto verrà progettata una macchina superintelligente che surclasserà l’uomo in ogni campo rendendolo, di fatto, inutile.
A questo punto saremmo NOI, inteso come NOI TUTTI, in condizione di pesante, pesantissima inferiorità. Saremmo ben peggio delle mosche rispetto a noi. Saremmo peggio di batteri in confronto a Chuck Norris. In poco tempo non potremmo nemmeno pensare di imparare in tutta la nostra vita, di stipare nel nostro cervello le informazioni riguardanti a ciò che il “magico” macchinario ha scoperto. Saremo tutti diventati inutili dal punto di vista evolutivo. Saremmo un punto morto. Inutili dal punto di vista della scienza. Inutili dal punto di vista intellettivo. Inutili anche dal punto di vista pratico.
Ma la mosca se ne frega. Ma anche essa è diventata inutile. Lo è sempre stato. Se ne frega pure di questo.
Il gatto se ne frega. È sempre stato inutile. Se ne è sempre fregato.
E anche la scimmia se ne frega. Se ne è sempre fregata.
Il muratore bresciano è stupito, ma se ne frega. Se ne è sempre fregato.
E così rimane che solo a chi voleva il futuro, chi era in cima a tutto e a tutti, chi la mente la VOLEVA usare per il suo scopo massimo, e SOLO a quelli, frega qualcosa. Ma chi se non gli scienziati vengono sempre visti come quelli che studiano “cose inutili”, che campano su cose che non hanno applicazione, quelli che “ma i miliardi di euro per l’acceleratore li potevano dare a me che li usavo per qualcosa di utile”? Chi se non loro?
Non quindi è l’inutilità che è inutile. È l’utilità che è inutile, e l’inutilità è il sale del mondo.
(Chiaro che questo discorso è un colabrodo; non posso pensare di mettere in poche righe un argomento che sarebbe stretto in un tomo filosofico di quelli dimensione “blocco per piramide egiziana”; i buchi più grossi sono facilmente tappabili ma a patto di aprire grandi parentesi e fare immense digressioni. Ancora una volta conta il succo e non la forma. Ufffffffff)
Se ho titolo di esprimere una opinione a riguardo, il discorso sta in piedi più o meno come lo sgabello del mio pianoforte: fino a quando non ci si siede sopra qualcuno.
Potrebbe però convincere la mosca, la scimmia e il muratore (il gatto no, e non ti perdonerò l’aver parlato male della sacra razza felina).
Sì sì ok bravo < :