Alza gli occhi

Fate un piacere a voi stessi. Non so come siete abituati.

Io me ne sono accorto solo oggi. Tendo a camminare guardando per terra, almeno quando sono da solo.

Non fatelo. Davvero. Non fatelo.

… Minchia quante cose che mi sarò perso negli anni.

Mai, mai scorderai…

Uno dei punti in cui più si sono notati gli sforzi mediatici sono stati i cartoni animati. Sono una fascia oraria  estremamente delicata della giornata, in cui qualche milione di più o meno piccole menti sono pronte a farsi plagiare. Se giocato bene un cartone può assicurare un giro di robaccia accessoria da far impallidire il consumatore più accanito.

C’è sempre stato un gran lavorare dietro ai cartoni, sulle acquisizioni dei diritti e, nel caso di Mediaset, una grande attenzione nel rendere gli anime il più possibile un posto sicuro per le mamme dove lasciare i loro figli per il pomeriggio… Questo tramite tagli e censure. Vabè.

Ma al di là di questo c’è una cosa che più di molte altre segna un cartone. Che lo lascerà nelle menti delle persone negli anni a venire. La SIGLA. La sigla viene ripetuta mille mila volte nella mente dello spettatore.
Alla 13-14esima volta che ripassano DragonBall Z, io la sigla da saprei cantare con i peti. L’ho sentita molte più volte del mio brano preferito su iTunes.

E da come vengono gestite le sigle si capiscono MOLTISSIME cose del momento in cui vengono fatte. 

Agli albori dei cartoni infatti le sigle venivano lasciate da comporre, suonare e registrare a gruppi italiani più o meno famosi (e più o meno sempre quelli). Ci sono stati alcuni capolavori della musica italiana composti proprio per i cartoni animati giapponesi. La stessa sigla che cito nel titolo è un pezzo secondo me storico in quanto ha segnato un’intera generazione.

Notare bene che agli albori venivano spesso passate anche le sigle originali giapponesi: Dragonball veniva passato su J tv (se non erro, all’epoca a malapena parlavo cazzo) con la mitica sigla Makafushigi Adventure, giapponese; Lo stesso Ken aveva la mitica sigla Tough Boy… Tempi proprio diversi.

Insomma, un tempo si lasciavano le sigle a gente che la musica la faceva di mestiere. Ogni tanto, come per il cartone di Street Fighter, addirittura si usavano pezzi interi (in questo caso i Dhamm). Stupendo. 3 minuti e mezzo di sigla, grandioso. L’album da cui è tratto il pezzo è fantastico, ma vabé.

Passano gli anni e la Mediaset piglia un po’ le redini della situazione. Castra via i gruppi, assolda pochi compositori e pochi cantanti fidati (tra cui la già rodata Cristina d’Avena), si cucca le migliori strumentazioni di campionatura disponibili al tempo (con un investimento mica male) e le regole da quel momento le ha fatte la rete. La strumentazione è stupenda e permette sigle di qualità audio eccellente; la qualità delle sigle tuttavia cede un po’ e la mancanza di gruppi veri a dare la loro impronta alla sigla si sente. L’omologazione ha inizio., segno dei tempi che cambiano.

Finché arrivano le sigle dance, capitanate dalla sigla dei Pokèmon che segna la fine *pure* dei campionatori per passare alla musica elettronica per ogni benedetta sigla, fatte pochissime eccezioni (Kurochan?). Omologazione totale, con in più l’aggiunta del rimbecillimento totale dei bimbi. E io quelle sigle le cantavo. Felice. E le canto ancora. Felice. Shtupendo.

Segno totale della sconfitta? La fine della serie di compilation delle sigle “Fivelandia” in favore dei megamix partydiscodance bimbodance miniclubdance dancediscomidrogoa8annidance. Una vera caporetto.

Riguardo a ciò che mi è capitato di sentire nell’ambito sigle negli anni, ovviamente rimpiango i vecchi tempi più “artigianali” e concludo notando che felicemente io non sento una sigla italiana da più di un anno. Visto il trend, probabilmente è MOLTO meglio così.

 

… l’attimo… la terra che tremò…

 

Clever imitation of life

Il classico dilemma… Se ci fosse un robot così sofisticato da essere indistinguibile nell’aspetto da un uomo e fosse capace di rispondere agli stimoli esterni e a comportarsi ESATTAMENTE come un essere umano…

Cosa sarebbe, se non uno di noi?

Ciao Ilvio

Meritatela, la fiducia di 10 milioni di italiani.

E io so che ciò che è successo oggi non potrà fare altro che modificare pesantemente ciò che succederà nei prossimi anni della mia vita, in bene o in male non lo so ancora.

So solo che continuo a poter stare solo a guardare, perché una volta finito il voto, sono come le già citate briciole nel pacifico.

Che culo. Viva la democrazia…

Feature: Fail.

C’è un sito. I Can Has Cheezburger. Il concetto è semplice: foto di gatti a cui vengono apposte divertenti didascalie in inglese sgrammaticato incomprensibili ai più (specie a chi non ha un gatto).

Va bene. Come ho detto, la cosa è estremamente semplice, quindi tale dovrebbe rimanere no?

No?

No. Come ci insegna Baywatch, se si possono fare 12 serie su dei cazzo di bagnini si può veramente complicare e tirare in lungo ogni cosa.

Al sito viene aggiunta una bellissima parte in cui ognuno può mandare una sua foto e mettere attraverso il sito la didascalia. Le foto vengono lasciate a disposizione degli altri utenti per poter mettere altre didascalie magari più divertenti, a tutto ciò viene aggiunto un sistema di votazione e il sito viene inondato ogni giorno di stupende foto con divertentissime didascalie. Stupendo. Va da solo.

Puoi fare altro? Con delle immagini e delle didascalie?
Onestamente………… no.

Però non ci si può fermare così. E allora ecco la nuova feature: alle foto si può allegare un clip audio registrato dagli utenti che pronunciano la didascalia o ne dicono una nuova a voce.
Feature inutilissima assolutamente non divertente. All’ennesimo clip audio non divertente ho smesso ufficialmente di ascoltarli.

C’è un… Limite a quello che si può aggiungere a delle immagini di gatto con didascalie. Come c’è un limite a quanto puoi tirare una serie di bagnini, come ci dovrebbe essere un limite a tante, tante cose…

Attenzione: la domanda persiste.

Chi votare? Una lista di personaggi votabili dal sottoscritto potrebbe includere…

Topo gigio?

MarilynMarilyn Monroe?

Braccio di Ferro?

Steve Jobs?

Mazzini?

Pippo Baudo?

Garibaldi?

C’hianu Papale figghiu d’Ignazio?

La Twingo?

Chuck Norris?

Giovanni Muiciaccia?

Bastoncino di Ghiacciolo (consumato da una giovane ragazza)?

Wario?

Kafka?

Leonardo Manera?

Roberto Condorelli?

La scelta è dura…

 

Edit: Ma tanto voto Bilvio Serlusconi.

チェコ共和国 (Repubblica Ceca)

Ancora con un titolo giapponese… È divertente.

Con oggi il blog va in standby fino a venerdì… 4 giorni di Praga.
Quello che mi è venuto in mente in questi giorni è che tenendo io i contatti con i miei amici in Giappone, ora dovrò fare questi messaggi transoceanici intercontinentali interstatali misticopower++.

Mi immagino questo timido messaggio che vola, sulla cartina alla Indiana Jones, da Praga a… Che ne so, Osaka, Okinawa, Nagasaki… xD

Buon viaggio… P:

OMG CUTE!!111

Su Flickr, quando ti senti giù di morale e credi che le tue foto non siano belle, basta che metti una foto del tuo gatto che vieni inondato di visite commenti premi e quanti più complimenti del tipo “questo scatto è STUPENDO” “sei un fotografo BRAVISSIMO!!!1!!!” possibile…

A dimostrazione del fatto che non sempre ciò che è l’impegno di una persona viene premiato.

Anzi.

Il Berlusconiano è il gay del 2008.

“Ecco volevo osservare la cosa XYZ su Berlusconi […] ma non lo dico da Berlusconiano”
“Vorrei farvi notare tuttavia come Berlusconi […], tuttavia non supporto Silvio in nessun aspetto”
“Ecco, ma perché XYZ del partito opposto a Berlusconi ha fatto così? Cioé, io non sono per Berlusconi ma […]”

È divertentissimo. È veramente spassoso come poche cose.
Tutti si affrettano a far Capire come non siano per Berlusconi ogni volta che si dice qualcosa che POTREBBE essere inteso come simpatia per il soggetto.
Il Berlusconiano è il gay del 2008: magari uno non lo è, ma è un po’ come un tot di tempo fa, quando l’omosessualità si nascondeva ad ogni costo, si cercava di chiarire il più possibile la propria eterosessualità e si condannava apertamente con aggettivi di disgusto e raccapriccio ogni gayosità palesata.

Mi fa proprio ridere, deh.