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Perché io non mi azzardo mai a dare un giudizio su qualcuno, tranne in rari casi?
Per lo stesso motivo per cui ho imparato che prima di sentenziare su un’azione di qualcuno bisogna prima conoscerne bene tutte le cause, altrimenti si rischiano di prendere delle grosse cantonate.

Nessuno conosce nessuno fino in fondo, come ho detto in passato, ci sono coppie sposate per anni che poi scoprono uno dei due partner omosessuale, gente considerata “a postissimo” scoperta ad essere un pedofilo della peggior specie.
Casi estremi a parte però, è chiaro che è facile che aspetti interi della personalità di qualcuno siano quasi invisibili anche se molto presenti; è altrettanto facile, peraltro, prendere dei comportamenti in singole occasioni come il palesarsi di un certo profilo psicologico e sbagliare completamente nel dare poi giudizi in base a ciò.

Esempio: Uno può essere molto violento o scorretto in uno sport, tipo essere falloso a calcio o fregarsene del fair play. Se uno guarda il giocatore solo nella partita di calcio può evincere in maniera completamente sbagliata che quella persona è violenta e scorretta, ma magari quel giocatore era stato mollato dieci minuti prima dalla ragazza e aveva appena scoperto di avere perso il gatto in un incidente culinario ed era incazzato con il mondo. Oppure è una persona che gioca molto violentemente a calcio ma poi aiuta le vecchiette ad attraversare la strada e aiuta i bambini down a scuola.
Se poi invece vedo che questo giocatore è iscritto ad un partito fascista, odia i negri, picchia i rumeni come sport, si fa le canne, tira i pistoni di cocaina e va a fare risse abituali ogni sabato, solo allora mi posso permettere di dare un profilo psicologico più accurato, ma è sempre, SEMPRE un approssimarsi, un avvicinarsi a capire la mente di una persona senza mai coglierne però l’interezza. Perché non potendo avere fisicamente tutti i dati possibili su una persona ci POTREBBE essere sempre qualcos’altro che cambia completamente il profilo psicologico, ribaltando di conseguenza l’opinione che noi abbiamo di tale persona.

Come si esce da questo ciclo infinito? In due modi. Il primo è di cercare di capire il più possibile i retroscena delle azioni di chi andiamo a “giudicare”, senza mai arrivare a conclusioni affrettate. Questa è una regola di vita per evitare di fare errori grossi come una casa, magari perdendosi rapporti stupendi con ottime persone solo per aver tirato un giudizio affrettato.
Secondo, se possibile, sempre, sempre sempre fare più ipotesi. Un’azione quasi mai si riesce a spiegare subito, per cui dopo aver fatto l’analisi non bisogna limitarsi a tirare fuori il giudizio più semplice e diretto, ma è di fondamentale importanza ragionare obliquamente e cercare di capire quali sono tutte le possibili ragioni che stanno dietro alle scelte e alle azioni, ovviamente in conformità con i dati prima raccolti.

Solo così si possono limitare il più possibile i rischi di giudizi sbagliati, di profili psicologici errati evinti da situazioni magari estremamente particolari.
Poi ognuno vive tali ipotesi in maniera diversa: io sono una persona che tende a pensare bene delle persone e prima di dare un giudizio (già cosa rara) negativo (cosa rarissimissima) di qualcuno dà sempre priorità alle ipotesi che prevedono un comportamento corretto e sincero di chi mi sta attorno; il lato positivo è che alla fine ho rapporti buoni più o meno con tutti, il lato negativo è che tendo a prenderla nel culo (senza mezzi termini) spesso e volentieri e ne sono quasi felice. Altre persone, più realiste, tendono a pesare le ipotesi più probabili come le più facili da accettare e fanno giudizi più secchi.
Il meglio è una buona via di mezzo, che vede i lati negativi delle persone per poi ignorarli nel rapportarsi con esse, ma senza far finta che non esistano.

Probabilmente più mi avvicinerò al duro mondo del lavoro, più shifterò verso una visione di questo tipo o magari verso una ancora più pessimistica. Ma questo è un altro discorso.

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