Titolo strano, argomento assurdo (e che si autodefinisce).
L'ho accennato un tot di tempo fa nel post definire l'amicizia.
Perché la gente non ha mai la voglia o la curiosità di porsi domande su certe cose come l'amicizia o l'amore? Perché sembrano cose talmente semplici che non hanno bisogno di ragionamenti particolari. E in effetti, uno di base li da per scontati.
La filosofia fa grandi cose in questo senso. Purtroppo mette tutto troppo sul teorico e poco sul pratico.
La definizione di materia, di tempo, di emozioni, sono praticamente impossibili da dare. E ricordandoci anche il post sui colori, le cose più visibili e banali sono indefinibili.
Perché?
Perché sono come dei postulati di una geometria: sono la base. Ora, la cosa può sembrare semplice ma arrivarci non lo è stato :D almeno per me.
I concetti fondamentali sono quelli che ci circondano e ci permeano fin dall'inizio della nostra vita. Sono così scontati che non possono essere definiti perché è tutto il resto che si basa su questi concetti, esattamente come i teoremi si basano sui postulati (che rimangono quindi indimostrabili).
(Ora la domanda è: perché cercare una definizione a qualcosa che è la base di tutto?
Nessuno si sforza di dimostrare i postulati, perché dovremmo definire ad esempio i colori?
Masochismo della mente umana)
L'unico modo possibile per cercare di spiegare questi concetti è di rapportarli tra di loro, e cercando di rapportarli TUTTI, formare una sorta di quadrato di Boezio dove tutti i termini si equilibrano tra loro. Un interessante gioco logico che però finisce nel tutto e nel nulla.
Per questo i concetti semplici sono le cose più difficili da spiegare… P:
Il problema, a mio parere, non è quello di cercare una definizione dell’amicizia, ma di voler cercare una definizione assoluta dell’amicizia, come se si trattasse di un elemento geometrico o matematico.
L’uomo non può dare definizioni assolute di nulla che non sia stato “creato” da lui (una precisazione: intendo per “assoluto” qualcosa di “ab-solutus”, sciolto da vincoli). La matematica non ha nessuna pretesa di essere “assoluta”, tanto che esistono diverse matematiche, fondate su principi diversi (che pure sono stati posti arbitrariamente, e rappresentano i vincoli, i postulati, di cui sopra).
La geometria ancor meno, specialmente per “colpa” di Euclide che, come uno scolaro negligente, non riuscendo a dimostrare nella sua geometria qualcosa che nella realtà sembrava scontato l’ha posto come quinto postulato.
Idem per la fisica: tenta di dare un modello della realtà, ma noi abbiamo solo una parziale percezione della realtà; i suoi “postulati” sono semplicemente delle assunzioni che fanno funzionare tutto “abbastanza bene” (e che a volte crollano: vedi la relatività o la fisica dei quanti).
Perché questa premessa? Perché troppo spesso diamo per assolute nostre congetture o percezioni che non lo sono. Visto che per definire qualcosa bisogna partire da alcune basi (magari anche solo la logica come base, che pure ha difficoltà ad essere assoluta), e che le basi rendono la definizione non assoluta, non esistono, nel senso “matematico” del termine, definizioni assolute.
Tornando alla definizione di colore: nel “contesto” fisico il colore rosso ha una definizione ben precisa, di onda ad una certa frequenza; nel “contesto” Salvatore ne ha un’altra (il colore del fuoco), magari nel “contesto” Marco è il colore dei papaveri, e per un daltonico il colore del fuoco e dell’erba.
Stessa cosa per l’amicizia: non possiamo definirla “libera dal contesto”, ogni filosofia ha dato una definizione partendo da certe “premesse”, la antropologia ne ha data un’altra, la biologia un’altra ancora.
La realtà di per sé è assoluta, e l’amicizia probabilmente ha una essenza assoluta; una rosa emana sempre lo stesso profumo, indipendentemente da come questo viene percepito. Il problema è che la realtà non l’abbiamo creata noi, come la fisica, la geometria, la matematica, e quindi non sapremo mai quali sono i “postulati” su cui si fonda.
Marco ha posto l’amicizia come postulato nel suo sistema, magari qualcun altro (come è stato) la potrà definire in termini di conservazione della specie. Nessuna di queste definizioni è sbagliata, sono solo definizioni di sistemi diversi.
Per definire la matematica usiamo la meta-matematica, per definire la realtà ci vorrebbe una meta-realtà. Ma essendo noi stessi parte della realtà, non sarebbe un uomo a poterlo fare, ma un meta-uomo.
Giacché il delirio è già ai livelli di guardia mi fermo qui (mica vorrete che vi spieghi proprio tutto?), e torno alla mia meta-tazza di meta-caffé.
si possono solo indicare col dito :D